Guida per Principianti - Mare magnum
Davide Renna

Guida per Principianti - Mare magnum

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Ciao!
Ho deciso di iniziare questa serie di articoli per fornire degli strumenti atti a orientarsi nel vastissimo mondo degli scacchi.
Questa serie affronterà i seguenti argomenti :
- Apertura
- Mediogioco
- Finale
- Strutture pedonali
- Performance di gioco
Non entreremo troppo nello specifico delle posizioni, delle strategie e dei tatticismi. Andremo invece a far nostri i principi generali, le idee (e talvolta anche le convinzioni) dietro le mosse ottimali per migliorare il nostro gioco. 
Mi chiamo Davide, sono un amante degli scacchi e spero tanto che questa serie possa aiutarci non solo a migliorare ma ad apprezzare ancora di più questo gioco bellissimo che sono gli scacchi.
Iniziamo!
Innanzitutto chiediamoci come si migliora a scacchi. Giocando? Quanti di noi pensano che più giochiamo, più miglioreremo almeno una volta? Quasi tutti. Studiare è  (ahimè) essenziale per poter arrivare a vincere in maniera consistente. E anche a divertirsi! 
Quindi armandoci di coraggio e tanta pazienza iniziamo a studiare. Che cosa? Le aperture? Sono effettivamente le prime, ma non fanno sempre e a lungo andare tanta differenza. I finali? O il mediogioco? Quanti e quali libri? Come suggerisce il nome dell'articolo, c'è fin troppo da studiare per più e più vite. Questo è, soprattutto agli inizi, frustrante. Allora ho pensato di scrivere questi articoli per individuare degli aspetti su cui effettivamente migliorare per poter vincere con più probabilità. Non è una scorciatoia, è soltanto applicare un metodo per studiare gli scacchi. Al pari di personalizzare un percorso di studi. 
Personalmente, sono arrivato a credere che il finale sia l'aspetto del gioco più importante per una serie di motivi. Il primo riguarda la semplice capacità di giocarlo. Non sono richieste soltanto memoria e capacità di calcolo, ma anche precisione e una certa freddezza. Le mosse non possono essere giocate superficialmente perché anche una sola casa a fianco di un'altra può fare la differenza tra pareggio, vittoria o nel peggiore dei casi sconfitta. Il tempo, inoltre, è in genere sempre poco e la componente psicologica può prendere il sopravvento. E infine è molto più facile giocare una posizione con un re e una catena di due pedoni (finale automaticamente vinto a corretto gioco) che una posizione con lo stesso vantaggio (ad esempio bianco +2).
Ma quando iniziamo una partita, non cominciamo dal finale ma dall'apertura. Pertanto questa serie seguirà l'ordine di cui sopra.

Apertura - Prima Parte
Tante, tantissime, infinite. C'è sempre un'apertura nuova da imparare, una variante che non avevamo considerato o una semplice mossa eccentrica che può metterci tremendamente in crisi.
Affrontiamo l'argomento con calma, dividendolo in vari punti in modo tale da renderlo più semplice. Innanzitutto a cosa serve un'apertura? Nelle case di partenza i pezzi non possono granché. Per questo motivo, dobbiamo prima muovere i pedoni e sviluppare prima i pezzi leggeri, cavalli e alfieri, mettere al sicuro il re arroccando, sviluppare la donna e collegare le torri.
Cosa intendiamo con la parola sviluppare? Spostare i pezzi dalle case di partenza su case dove idealmente controllano più spazio possibile, non possono essere attaccati e sono sostenuti da altri pezzi e pedoni.

Questa è la posizione ideale che vorremmo avere quando abbiamo finito di sviluppare i nostri pezzi. Occupiamo il centro con i due pedoni  d ed e, cavalli e alfieri contribuiscono a rafforzare il controllo sulle case centrali, le torri sono lungo le due colonne che potremo presto aprire, la donna crea una batteria sia con una delle due torri che con uno dei due alfieri, il re è al sicuro dopo avere eseguito l'arrocco.
Ovviamente, il nostro avversario cercherà in tutti i modi di lottare per assumere la nostra stessa posizione. E da qui che nascono le aperture e la teorizzazione che da oltre centocinquant'anni cerca di delineare linee sicure affinché i giocatori possano ottenere un vantaggio (posizionale o materiale) già fin dall'inizio della partita.
L'occupazione del centro in genere può iniziare con una delle scelte più comuni, ovvero e4 al quale il nero risponde con e5 per sottrarre con il proprio controllo lo stesso numero di case che il bianco ha appena conquistato.

Nell'Ottocento, influenzati anche dal pensiero Romantico, i giocatori con il bianco rispondevano energicamente con f4, gambetto che andava accettato sportivamente. Successivamente la teoria delle aperture  iniziò a evolvere le proprie convinzioni, oltre che proponendo in favore dell'occupazione  il controllo delle case centrali (pensiamo alla siciliana dove c5 impedisce la spinta in d4  del bianco) e la partita di donna in luogo di quella di re iniziò a riscontrare favori. Negli anni venti ci furono scuole ipermoderne che proponevano tratti come Cf3, c4, f4, b3, enfatizzando ancora di più il concetto di controllo.
Ora appare chiaro come in realtà più che a caso le mosse in apertura sono figlie di ragionamenti complessi e lunghe prove e confutazioni. Oggi è impensabile non studiare senza l'ausilio dei motori qualsiasi linea che in passato era ritenuta solida o dubbia, per evitare di incappare in errori. Certo è che molte aperture nonché varianti sono tutt'ora validissime, a riprova dei grandissimi sforzi sostenuti da tutti i giocatori che ci hanno preceduto (e che non disponevano di aiuti esterni). Proprio per questo è bene andare oltre la semplice memorizzazione e far proprio i concetti dietro le mosse e le strutture pedonali che si verranno a creare man mano che proseguiamo nella partita dall'apertura al mediogioco. 

La prossima volta affronteremo come esempio di quanto detto oggi una delle aperture più antiche di cui siamo a conoscenza, La Partita Spagnola o Ruy-Lopez.

Ciao e a presto!