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La vita umana: un dono prezioso pt.2

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APPREZZATE I VOSTRI DONI UNICI

IL NOSTRO corpo è estremamente versatile. Nessun animale è in grado di fare così tante cose come noi esseri umani. Questo è in parte dovuto alla posizione eretta, che oltre ad ampliare il campo visivo ci permette di avere le braccia e le mani libere per svolgere attività di ogni genere. Come saremmo limitati se dovessimo camminare carponi!

In questo articolo esamineremo un altro prezioso dono: il sofisticatissimo sistema sensitivo. Ne fanno parte le mani, gli orecchi, gli occhi e, ovviamente, l’eccezionale cervello. Prendiamoli in esame uno ad uno.

La mano

Le mani sono strumenti in cui la bellezza si combina con un’eccezionale precisione. Con le mani possiamo infilare un filo nella cruna di un ago o brandire una scure, dipingere un ritratto o suonare il piano. Inoltre le mani sono molto sensibili: in un attimo ci dicono se la sostanza che stiamo toccando è carta, pelle, metallo, acqua, legno e così via. In effetti non sono solo strumenti per afferrare gli oggetti e servirsene. Sono anche un mezzo per ricevere informazioni sul mondo che ci circonda. E ci permettono di manifestare calore e affetto.

A cosa sono dovute la maestria, l’espressività, la sensibilità e la versatilità della mano? I fattori sono molti. Esaminiamone quattro.

  1. Complessivamente nelle nostre mani ci sono più di 50 ossa, vale a dire circa un quarto delle ossa presenti nel corpo umano. Le varie parti di cui si compongono le mani — le ossa, le articolazioni e i legamenti — danno vita a un meccanismo intricato ma straordinariamente flessibile.
  2. La mano è dotata di un pollice opponibile alloggiato in un’ingegnosa articolazione a sella, in cui due superfici, per l’appunto a forma di sella, sono disposte ad angolo retto fra loro. Questa giuntura, assieme ai relativi muscoli e ad altri tessuti, conferisce al pollice flessibilità e forza straordinarie.
  3. Il movimento della mano è controllato da tre gruppi di muscoli. I due gruppi più grossi, gli estensori e i flessori, si trovano nell’avambraccio e da lì muovono le dita per mezzo di tendini. Immaginate quanto sarebbero voluminose e goffe le nostre mani se dovessero ospitare questi muscoli! All’interno della mano invece troviamo solo il terzo gruppo di muscoli, che è molto più piccolo e conferisce precisione ai movimenti delle dita.
  4. Di fatto, le dita sono dei veri e propri sensori, con circa 2.500 recettori stipati in un solo centimetro quadrato sui polpastrelli. Per di più ci sono vari tipi di recettori, ognuno dei quali deputato a svolgere una certa funzione, che ci permettono di percepire al tatto consistenza, temperatura, umidità, vibrazione, pressione e dolore. Questo rende le dita delle mani i sensori tattili più sensibili che si conoscano.

Cosa rende così versatili le nostre mani?

Rappresentazione schematica di una mano che suona la chitarra

1. Muscoli che controllano il movimento della mano; 2. Articolazione a sella; 3. Complesso sistema di ossa; 4. Sensibilità al tatto

L’orecchio

Anche se certi animali possono udire suoni che a motivo della loro frequenza sono impercettibili agli esseri umani, gli esperti del suono affermano che l’orecchio e il cervello dell’uomo formano un binomio formidabile. Il nostro udito ci permette di determinare intensità, altezza e timbro di un suono e di calcolarne con buona approssimazione la direzione di provenienza e la distanza della sorgente. Per chi non ha disturbi dell’udito, la gamma delle frequenze percepibili dall’orecchio va grosso modo da 20 a 20.000 hertz (cicli oscillatori al secondo). La fascia più sensibile è quella compresa fra 1.000 e 5.000 hertz. Inoltre è possibile riuscire a distinguere quando un suono varia anche di un solo hertz, per esempio da 440 a 441.

Addirittura, salvo disturbi, l’orecchio è così sensibile che può rilevare un suono anche quando lo spostamento dell’aria in prossimità del timpano è inferiore al diametro di un atomo! Stando a un corso universitario “la sensibilità del sistema uditivo umano si avvicina ai limiti imposti dalle leggi della fisica. . . . Non servirebbe a molto avere una sensibilità al suono molto maggiore, perché in tal caso non udremmo altro che un fruscio” prodotto dal movimento casuale degli atomi e delle molecole che compongono l’aria.

Le vibrazioni del timpano vengono amplificate meccanicamente e trasmesse all’orecchio interno tramite l’azione di leve, tre ossicini che prendono il nome di martello, incudine e staffa. Ma cosa succede se l’orecchio viene improvvisamente raggiunto da un suono assordante? In questo caso scatta un meccanismo protettivo che consiste nell’azione di muscoli che regolano il movimento degli ossicini attenuando la forza del suono. Comunque, l’orecchio non è in grado di resistere a rumori forti e prolungati. L’esposizione a questo tipo di rumori può recare danni permanenti all’udito. Abbiate quindi cura di questo ‘meraviglioso’ dono del Creatore. — Salmo 139:14.

Il sistema uditivo vi permette anche di identificare la sorgente di un suono. Il segreto sta in una molteplicità di fattori, fra cui la conformazione a conchiglia dell’orecchio esterno, i suoi solchi, la separazione dei due orecchi nonché la straordinaria capacità di calcolo del cervello. Grazie a questo, se l’intensità di un suono diminuisce leggerissimamente da un orecchio all’altro o se il suono raggiunge un orecchio anche solo 30 milionesimi di secondo prima dell’altro, il cervello farà in modo che gli occhi si rivolgano subito verso la sorgente del suono.

Immaginate di dover fare tutti questi calcoli in modo cosciente: come minimo dovreste avere conoscenze di matematica avanzata e saper fare calcoli in un baleno! Se un ingegnere riuscisse a realizzare un “sistema uditivo” che si avvicinasse anche solo in minima misura a quello che ci è stato dato dal Creatore, riceverebbe molte onorificenze. Ma quante volte vi capita di sentire qualcuno che dà onore a Dio per le sue meravigliose opere? — Romani 1:20.

L’occhio

Secondo alcuni ricercatori, chi non è affetto da disturbi visivi raccoglie circa l’80 per cento delle informazioni sul mondo circostante attraverso gli occhi. Interagendo con il cervello, gli occhi ci permettono di vedere a colori in tre dimensioni, di avere una visione fluida quando seguiamo con lo sguardo oggetti e immagini in movimento e di riconoscere le forme. Per di più possiamo vedere in varie condizioni di luce.

Quest’ultimo aspetto richiede l’intervento di diversi meccanismi complementari. Per esempio, il diametro della pupilla può aumentare da 1,5 mm a 8 mm, rendendo possibile l’ingresso nell’occhio di una quantità di luce fino a 30 volte maggiore. La luce attraversa poi il cristallino, che la focalizza sulla retina facendo crescere la densità dell’energia luminosa di ben 100.000 volte. Quindi non si dovrebbe mai guardare direttamente il sole a occhio nudo!

Da parte sua, la retina ospita due tipi di fotorecettori: i coni (ve ne sono circa 6 milioni), che sono responsabili della visione a colori e in alta risoluzione, e i bastoncelli (sono 120-140 milioni), che hanno una sensibilità più di mille volte maggiore di quella dei coni e ci permettono di vedere anche quando c’è poca luce. Si pensi che in circostanze ottimali un bastoncello può percepire un singolo fotone, la particella elementare di cui si compone la luce!

Un altro meccanismo adattativo è quello che chiama in causa i neuroni della retina, ai quali sono collegati i coni e i bastoncelli. Questi neuroni sono in grado di adattarsi “nel giro di pochi secondi aumentando la capacità visiva notturna di 10 o più volte”, dice un’associazione di optometristi. “L’adattamento neurale è come avere costantemente a disposizione un rullino più sensibile e uno meno sensibile nella stessa macchina fotografica”. — American Optometric Association.

Spesso gli ingegneri progettano macchine fotografiche, scanner e computer insieme al relativo software. Ma questi sistemi hanno un grado di integrazione e un livello di sofisticazione molto inferiori rispetto al nostro sistema sensitivo. Chiedetevi: ‘È ragionevole attribuire al cieco caso questo sistema nettamente superiore, come fanno gli evoluzionisti?’ In confronto a quanto sappiamo oggi sul corpo umano, Giobbe, servitore di Dio che visse nell’antichità, sapeva molto poco. Eppure si sentì spinto a dire a Dio: “Le tue proprie mani mi hanno formato”. — Giobbe 10:8.

IL NOSTRO MERAVIGLIOSO CERVELLO

Come fa il cervello a udire, a vedere e a percepire il tatto e gli odori? Gli scienziati sono perplessi. “Nel cervello non c’è traccia del modo in cui vedete le parole che state leggendo in questo momento”,* ha detto lo scienziato Gerald L. Schroeder.

Ha scritto anche: “La scoperta di meccanismi complessi in precedenza inimmaginabili ha sfidato la teoria semplicistica dell’evoluzione casuale della vita”. (Ibid., p. 131) E ha aggiunto: “Se Darwin fosse stato a conoscenza dell’intelligenza nascosta nella vita, credo che avrebbe proposto una teoria molto diversa”. — Ibid., pp. 137-138.


*  L’universo sapiente, trad. di P. Micalizzi, il Saggiatore, Milano, 2002, p. 139.

Il cervello

Il cervello decodifica con incredibile efficienza il continuo flusso di segnali che riceve dagli organi di senso attraverso i nervi. Inoltre mette in relazione tutti questi segnali con le informazioni già memorizzate. Ecco perché un certo odore può stimolare il cervello facendoci ritornare subito in mente un’esperienza o un avvenimento che non ricordavamo più da molto tempo. E se vediamo anche solo una piccola parte di qualcosa che conosciamo bene, per esempio vediamo spuntare la coda del nostro gatto, il cervello aggiunge le informazioni mancanti così che possiamo dedurre che lì c’è il nostro gatto.

Ovviamente, il nostro cervello non è programmato preventivamente per riconoscere immagini di gatti o la sensazione che si prova accarezzandone il pelo, né è programmato a priori per identificare il profumo delle rose o il suono dell’acqua che scorre. È il nostro cervello stesso a creare queste associazioni. Questo fenomeno risulta evidente nel caso delle persone nate cieche che in seguito acquistano la vista per mezzo di un intervento chirurgico. Il loro cervello deve imparare a interpretare un’immensa quantità di segnali visivi. Che tipo di situazione devono affrontare queste persone?

Ben presto i pazienti riescono a distinguere colori, movimento e forme semplici; ma dopo questa prima fase i progressi variano. Nel caso dei bambini, soprattutto quelli molto piccoli, il processo di apprendimento prosegue abbastanza bene. Tuttavia per gli adulti la situazione è diversa. Nel loro caso, persino la capacità di riconoscere i volti rimane molto limitata. E, triste a dirsi, secondo un centro specializzato una caratteristica comune fra gli adulti “guariti” è “un’iniziale euforia seguita da una fase in cui sono delusi e disorientati dalla vista acquisita, che spesso sfocia nella depressione grave”, riferisce il Koch Laboratory del California Institute of Technology.

Questi fatti ci aiutano ad apprezzare più pienamente la portata delle guarigioni che Gesù Cristo compì durante il suo ministero terreno. Non solo ciechi e sordi riacquistarono la vista e l’udito, ma cominciarono anche a riconoscere le immagini e i suoni che li circondavano. In maniera simile, una volta guariti, i muti parlavano normalmente, cosa che sarà risultata sorprendente in particolar modo nel caso di chi aveva avuto questo problema dalla nascita. (Matteo 15:30; Marco 8:22-25; Luca 7:21, 22) E possiamo star certi che nessuno dei ciechi che erano stati guariti sprofondò nella depressione. Anzi, dopo essere stato sanato, un uomo difese coraggiosamente Gesù dalle accuse dei nemici religiosi. Disse: “Dai tempi antichi non si è mai udito che qualcuno abbia aperto gli occhi a uno nato cieco. Se quest’uomo non fosse da Dio, non potrebbe fare proprio nulla”. — Giovanni 9:1-38.

Nel prossimo articolo prenderemo in esame alcune delle nostre qualità interiori, inclusi il coraggio e l’amore. Vi siete mai chiesti perché gli esseri umani sono in grado di mostrare tali qualità in misura nettamente superiore rispetto agli animali? L’esistenza di queste caratteristiche prettamente umane costituisce senz’altro un grosso ostacolo per chi desidera dimostrare che siamo semplicemente degli animali altamente evoluti.

1. Famiglia che canta mentre la figlia suona la chitarra; 2. Figura di un cervello

Il cervello interpreta i segnali che affluiscono dagli organi di senso e li mette in relazione con le informazioni già memorizzate