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Bobby Fischer Inizia Il Match Con Un Incredibile Svarione

Bobby Fischer Inizia Il Match Con Un Incredibile Svarione

PeterDoggers
| 26 | Giocatori di scacchi

Martedì 11 luglio 1972, ore 17.00 locali. I 1.800 spettatori del Laugardalsholl applaudono quando il GM Boris Spassky, campione del mondo in carica, entra in scena. Si siede, fa la sua prima mossa (1.d4) e l’arbitro GM Lothar Schmid fa partire l’orologio. Il GM Bobby Fischer non è presente.

Con continue nuove pretese, l’eccentrico americano aveva reso molto complicato l’inizio del match; era arrivato in Islanda con diversi giorni di ritardo e aveva disertato il sorteggio dei colori. Davvero si sarebbe presentato?

Bobby Fischer Leaving Plane Arriving Iceland
Bobby Fischer arrivò in ritardo. © Alamy.com.

Spassky, con addosso un abito grigio scuro, gilet e cravatta, inizia a passeggiare sul palco. Di certo non è molto sorpreso dal fatto che il suo avversario sia in ritardo per la partita. Questi comportamenti di Fischer erano noti, come nella finale dei Candidati del 1971 contro il GM Tigran Petrosian. “Per evitare i flash dei fotografi”, fu la motivazione ufficiale, ma senza dubbio faceva anche parte della guerra psicologica.

Sette minuti dopo le cinque. Fischer entra in scena, in modo un po’ concitato e timido. Indossa un completo blu con cravatta, si avvicina alla scacchiera con disinvoltura ma rapidamente, tenendo la mano sinistra nella tasca dei pantaloni. Spassky si avvicina alla scacchiera con calma, distinto.

I giocatori si stringono la mano mentre la folla applaude di nuovo, entusiasta: siamo al punto. Il Match sta iniziando.

Fischer si siede sulla sua sedia da ufficio in pelle scura, una sedia executive del designer Charles Eames, che aveva usato anche durante il match contro Petrosian nell’ottobre dell’anno precedente. Nessuna delle sedie che gli erano state offerte lo avevano soddisfatto fino a quando Ed Edmondson, presidente della Federazione scacchistica statunitense e al tempo manager di Fischer, non aveva scovato la sedia Eames in un ufficio del teatro di Buenos Aires.

Lo stesso tipo di sedia è stata spedita via aereo a Reykjavik per Fischer, ma Spassky ha giocato su una sedia di tessuto più normale, uguale a quella utilizzata anche dall’arbitro. Nel proseguo del match, gli organizzatori islandesi fecero arrivare un’altra sedia Eames per Spassky.

Fischer si siede ma non esegue ancora alcuna mossa. Anzi, si mette la testa tra le mani e inizia a pensare come se stesse guardando una posizione di mediogioco molto complicata. Si appoggia allo schienale e inizia a ruotare sulla sedia.

Dopo 95 secondi, fa la sua prima mossa, mettendo il cavallo di re in f6. Dopo averlo tenuto lì per due secondi, prende la penna per scrivere la mossa.

Frank Brady, nella sua biografia di Fischer, Endgame, scrive:

Si trattava di un momento unico nella vita del carismatico prodigio che, per arrivare dove si trovava, aveva in qualche modo superato tutti gli ostacoli che i sovietici gli avevano frapposto nel corso degli anni. Lo sapevano tutti, non solo alla Laugardalsholl, ma in tutto il mondo. Come disse il grande maestro Isaac Kashdan: “È stato il singolo evento scacchistico più importante [di sempre]”. Un americano solitario di Brooklyn, dotato di una pietra soltanto, la sua genialità, stava per scagliarla contro l’egemonia dell’Unione Sovietica.

Endgame book cover
Endgame di Frank Brady. Foto: Amazon.

Fischer volge la sedia verso sinistra, in direzione degli spettatori, poi si alza e si dirige verso l’arbitro Schmid. L’americano protesta per la presenza delle telecamere e della troupe di ripresa, nonostante le due telecamere siano nascoste in appositi camerini, posti a circa 15 metri di distanza (49 piedi) dal palco.

“Durante tutto ciò, Spassky rimane sereno e imperturbabile”, dice un commentatore, mentre il campione del mondo gioca 2.c4. Fischer torna rapidamente alla scacchiera e gioca 2...e6.

La maggior parte degli esperti considerava Fischer leggermente favorito nel match.  I bookmaker londinesi davano Fischer favorito per 6-5, nonostante non avesse ancora mai battuto Spassky. Il punteggio in carriera era infatti di 3-0 a favore del campione del mondo, con due patte. Ma non era forse vero che anche il GM José Raul Capablanca era in vantaggio per 5-0 (con sette pareggi) prima del match per il campionato del mondo del 1927 che perse contro il GM Alexander Alekhine?

La vittoria nell’importante partita in prima scacchiera dell’incontro tra Unione Sovietica e Stati Uniti alle Olimpiadi del 1970 a Siegen (Germania) aveva rafforzato la fiducia di Spassky, ma le cose erano già cambiate nel 1971. Mentre Fischer aveva ottenuto vittorie clamorose nei Match dei Candidati, il gioco di Spassky era apparso poco brillante.

Boris Spassky in 1970
Spassky (a sinistra) affronta Bent Larsen nel 1970 a Leiden, in Olanda. Foto: Archivi Nazionali Olandesi, CC.

In realtà, il grande maestro russo già nel 1971 probabilmente riteneva che Fischer fosse il giocatore migliore. Un quarto di secolo dopo, Spassky avrebbe detto: “Sono stato il più forte dal 1964 al 1970, ma nel 1971 Fischer era già più forte”. Ma non in questa prima partita del match.

Nelle due precedenti partite in cui Spassky aveva aperto con 1.d4, Fischer aveva scelto la Difesa indiana di Grunfeld, perdendo entrambe le volte: alla Coppa Piatigorsky del 1966 e nella già citata partita di Siegen. Per questa prima partita di Reykjavik, Fischer sceglie il solido Gambetto di Donna, poi muove il suo alfiere in b4, per entrare nella Difesa Ragozin.

Posizione dopo 4...Ab4.

Spassky, tuttavia, sceglie di giocare 5.e3, trasformando la partita in una Nimzo-Indiana. Con un ordine di mosse un po’ insolito, entra in scena la linea principale della variante Rubinstein (4.e3).

Un maxischermo elettronico sul palco riproduce le mosse giocate. Lo stesso circuito televisivo interno trasmette la partita a circa 40 monitor televisivi più piccoli sparsi per la struttura, nei ristoranti, nei caffè e negli stand di souvenir. A volte, sul maxischermo della sala da gioco compare brevemente un testo: Þögn! / Silenzio|

Alla mossa 11 la partita prende una piega tranquilla quando Spassky cambia in c5. Molti decenni dopo, questo mediogioco senza donne sarebbe diventato un modo popolare di contrastare il Gambetto di Donna accettato; in questa partita, però, è segno di una probabile rapida patta, specialmente dopo 14...Ad7! di Fischer, un miglioramento rispetto alla partita Spassky-Krogius, Campionato Sovietico 1958.

Spassky big red book FischerEra noto che mesi precedenti al match Fischer portava sempre con sé quello che veniva scherzosamente chiamato “il grande libro rosso” (per distinguerlo dalle Citazioni del Presidente Mao, soprannominato “il libretto rosso”). Rilegato in velluto rosso, era una copia del volume 27 di Weltgeschichte Des Schachs (Storia Mondiale Degli Scacchi) e conteneva una vasta collezione di partite di Spassky, tutte memorizzate da Fischer.

Mentre si continuano a cambiare sempre più pezzi, il re di Spassky si porta al centro della scacchiera. La sua posizione è leggermente più attiva in quello che è diventato un finale di alfieri, ma tutti si aspettano che la partita termini a breve in una pacifica patta.

Ma improvvisamente accade l’incredibile. Con parecchio tempo sull’orologio, Fischer prende con l’alfiere il pedone h2 e lo fa abbastanza rapidamente.

E questo cos’è? L’alfiere non rimane intrappolato lì? Come... perché?

Il GM Edmar Mednis disse in seguito: “Non potevo credere che Fischer fosse capace di un simile errore. Come è possibile uno svarione del genere da parte di un maestro di alto livello, o di un qualsiasi maestro?”

Non potevo credere che Fischer fosse capace di un simile errore.
— GM Edmar Mednis

Il GM Garry Kasparov, ne I Miei Grandi Predecessori, Parte IV, scrisse: “In una posizione di patta totale improvvisamente catturò un pedone 'avvelenato' d'alfiere; apparentemente voleva dimostrare a Spassky di poter giocare contro di lui 'a suo piacimento', ma... sbagliò i calcoli”. 

“C’è solo un modo per spiegare un errore così banale e la patta mancata: per Fischer è stato molto difficile entrare nel ritmo del match. Credo che il suo stato mentale prima della partita fosse in gran parte causato dal fatto che non era ancora pronto a giocare, come non si fosse ancora svegliato...”

Posizione dopo 29.b5.

Dopo 29...Axh2??! la partita proseguì con 30.g3 h5 31.Re2 h4 32.Rf3 Re7 dove, nei suoi calcoli precedenti, Fischer aveva forse pianificato di giocare  32...h3 33.Rg4 Ag1 34.Rxh3 Axf2:

Posizione dopo 34...Axf2 (analisi)

È opinione diffusa che in questa posizione, che si sarebbe potuta verificare, a Fischer sia sfuggita l’opzione del Bianco 35.Ad2!, dopo la quale l’alfiere nero è intrappolato.

Le riprese della prima partita del match.

La mossa di Fischer sembra un errore da principiante. In effetti perde l’alfiere, ma ottiene due pedoni in cambio e, durante la partita, non è subito chiaro come Spassky possa vincere. È possibile che lo sfidante riesca a farla franca?

Nel frattempo, l’americano continua a lamentarsi dietro le quinte per le telecamere. E poi, dopo la quarantesima mossa del Nero, Spassky decide di aggiornare la partita.

Posizione dopo 40...f4.

La cadenza di gioco della partita era di due ore e mezza per 40 mosse, seguite da 16 mosse ogni ora, con un aggiornamento previsto dopo una sessione di almeno cinque ore. Tuttavia, la partita non aveva ancora raggiunto le cinque ore di gioco.

Spassky insiste però per l’aggiornamento e accetta così di perdere 35 minuti sul suo orologio. Sigla la sua mossa e la mette in busta, una busta apposita, e la consegna all’arbitro. Sono le 22.00 ora locale, ma fuori splende ancora il sole grazie alla relativa vicinanza dell’Islanda al circolo polare artico.

Il programma prevedeva tre partite a settimana, con inizio alle 17.00 il martedì, il giovedì e la domenica. Le partite non concluse sarebbero state riprese il giorno successivo. Il sabato, il sabbath di Fischer, era un giorno di riposo.

I giocatori avevano così tutta la notte, la mattina e il primo pomeriggio per analizzare. Mentre Fischer poteva forse essere aiutato dal suo secondo, il GM William Lombardy, Spassky aveva una squadra più numerosa ad assisterlo: il GM Efim Geller, il GM Nikolai Krogius e l'IM Iivo Nei.

Bobby Fischer and his second, William Lombardy.
Fischer e Lombardy nel 1960. Foto: Archivio Federale Tedesco, CC.

Secondo Brady, Fischer “si presentò in sala con l’aria stanca e preoccupata”.

L’arbitro esegue sulla scacchiera la mossa in busta di Spassky e fa partire l’orologio. Fischer risponde rapidamente e poi esce dalle quinte per lamentarsi ancora una volta delle telecamere. Mentre Spassky esegue la sua mossa successiva, Fischer finalmente riesce a convincere gli organizzatori a smontare le telecamere, tutto ciò mentre scorre il tempo sul suo orologio, per 35 minuti.

Man mano che la partita procede, Spassky mostra una tecnica impeccabile, aiutato dall’analisi notturna della sua squadra. Gioca per lo zugzwang, costringendo Fischer a muovere il suo pedone e. Spassky cattura subito dopo il pedone g del Nero e poi anche quello e. Il Nero non riuscirà mai a costruire una fortezza.

Alla mossa 56, dopo poco più di un’ora di gioco, Fischer ferma l’orologio e abbandona.

50 year anniversary Fischer Spassky Rafael Leitao Annotations Game 1

È questa la prima partita del match più atteso della storia degli scacchi. Generazioni intere si sono innamorate del gioco grazie a questo magnifico duello. Da una parte c’è il campione del mondo Boris Spassky: il bon-vivant sovietico, sopravvissuto all’assedio di Leningrado, che nutriva una segreta ammirazione per Bobby Fischer e che non temeva nulla. Dall’altra parte, Bobby Fischer: il genio errante, in lizza per il titolo fin dall'inizio degli anni 1960, ora finalmente giunto a reclamare ciò che pensava gli spettasse di diritto.

Mio padre fu uno dei tanti scacchisti di tutto il mondo che si innamorarono degli scacchi grazie a questo match. L’eco di Reykjavik raggiunse São Luís, un’isola nel nord-est del Brasile: 14 anni dopo mi avrebbe insegnato a giocare a scacchi. Per tutto questo, mi sento onorato dell’opportunità di rivisitare le grandi partite del match, sulle quali molto è stato scritto. È certamente il match con il maggior numero di pagine di analisi mai pubblicate. Affinché i miei commenti siano interessanti per i lettori, farò del mio meglio per evidenziare due punti: Prima di tutto lo stato della teoria delle aperture all’epoca, in modo che il lettore abbia un’idea del livello di preparazione di Spassky e Fischer. Poi, le novità che hanno cambiato o almeno aggiunto qualcosa di rilevante alle analisi esistenti al tempo. La prima partita, come è noto, include una delle mosse più discusse della storia degli scacchi: vediamo cosa è successo.


Negli anni a venire questo affascinante finale sarebbe stato analizzato a fondo, in particolare dai GM Jan Timman e Fridrik Olafsson. Il GM Jon Speelman vi dedicò un intero capitolo nel suo libro del 1981 Analysing the Endgame, mentre Kasparov, nelle sue note sulla partita, cita anche i GM Mikhail Botvinnik, Robert Byrne, Paul Keres, Edmar Mednis, Cecil Purdy, Ludek Pachmann e Lodewijk Prins.

La conclusione generale è stata che 29...Axh2 fu effettivamente un abbaglio, ma che con la sua 36a mossa Spassky aveva dato a Fischer la possibilità di resistere. Tuttavia, come mostra l’analisi del GM Leitao, 29...Axh2 di per sé non era una mossa già perdente.

Il match era cominciato e Spassky aveva preso immediatamente il comando. Avrebbe presto raddoppiato il vantaggio in modo drammatico, senza che venisse giocata nemmeno una sola mossa - una storia che vi verrà raccontata nel prossimo articolo di questa serie.


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PeterDoggers
Peter Doggers

Peter Doggers joined a chess club a month before turning 15 and still plays for it. He used to be an active tournament player and holds two IM norms.

Peter has a Master of Arts degree in Dutch Language & Literature. He briefly worked at New in Chess, then as a Dutch teacher and then in a project for improving safety and security in Amsterdam schools.

Between 2007 and 2013 Peter was running ChessVibes, a major source for chess news and videos acquired by Chess.com in October 2013.

As our Director News & Events, Peter writes many of our news reports. In the summer of 2022, The Guardian’s Leonard Barden described him as “widely regarded as the world’s best chess journalist.”

In October, Peter's first book The Chess Revolution will be published!


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